domingo, 18 de diciembre de 2016

L'Argentina e l'emigrazione italiana, de Dionisio Petriella (después de 1950)



                     Quelli che tornano


«Questi cenni sull’Argentina spiegano per se stessi come la gran Repubblica Sudamericana sia considerata una terra particularmente adatta per ricevere l’emigrazione italiana e come il popolo della penisola abbia salutato con viva gioia il riaprirsi della corrente emigratoria verso il Rio de la Plata. Pure sono numerosi gli emigranti che tornano in Patria dopo pochi mesi, delle volte pochi giorni, scontenti e delusi. Quali ne sono le cause? Sono esse sufficienti a sconsigliare radicalmente l’emigrazione? Sono suscettibili di correzioni? Cercherò di rispondere brevemente.
Ma cominciamo dal ricordare queste cause: Esse consistono principalmente nelle difficoltà per risolvere il problema dell’abitazione; nel continuo aumento del costo della vita; nelle difficoltà per aiutare i familiari in Italia e poi in un insieme di cause che per il momento io chiamerò “inidoneità dell’emigrante”.
[...]
Abbiamo esaminato alcune cause negative per la nostra emigrazione in Argentina, però tra coloro che ne tornano scontenti, e sono parecchi, ben pochi si riferiscono a queste cause. La maggior parte parla del clima, l’aria, l’acqua, il carattere della gente ed altre circostanze tanto vaghe come inconsistenti.
Allora perché torna questa gente che partí con tante speranze, con tante illusioni? Precisamente per un eccesso di illusioni alla partenza. Se rimontiamo un pò indietro nel tempo e risaliamo agli inizi dell’attuale ripresa emigratoria in Argentina, troveremo che questa fu dominata per lungo tempo da due elementi: uno di repulsione per l’Italia, dovuto al fresco ricordo della terribile guerra, il timore di una prossima, il disagio per le convulsioni sociali sempre più violente, ed uno di attrazione per l’Argentina, considerata come un nuovo eldorado. Ci fu una vera corsa all’emigrazione e che successe? Che non partirono i più adatti alla nuova vita transoceanica ma i più capaci di entrare nelle liste dei partenti, circostanze non solamente non coincidenti, ma frequentemente discordante perchè l’uomo di lavoro non è il più propenso alle trafile burocratiche. Sotto l’etichetta di agricoltore, muratore, meccanico, ebanista, sono arrivati in America molti avvocati, professori o altri intellettuali, il che è stato poco male ma il guaio è che sono arrivati anche molti fannulloni, senza mestieri, attaccabrighe. Questa gente finisce col tornare indietro, ma dopo aver fatto un danno irreparabile all’Italia. Io chiedo spesso lavoro per operai italiani che mi vengono raccomandati da amici della Penisola; ma invariabilmente mi sento domandare: italiani di prima o d’adesso? Se rispondo italiani di prima, cioè arrivati in Argentina nell’anteguerra, va tutto bene; ma se rispondo italiano recién llegado (arrivato da poco), cominciano le riserve e i cavilli. Come sempre, insomma, pagano i buoni per i cattivi.
In conclusione conviene o non conviene emigrare in Argentina? In termini generali io considero ancora che una sana corrente emigratoria sia benefica per l’Italia, per l’Argentina, e per gli individui che emigrano. Che s’intende per corrente emigratoria sana? Quella di chi ha buone probabilità di trovarsi bene in America! E questa una determinazione che solamente l’interessato può fare perchè solo lui conosce le sue circostanze personali. D’accordo con quello che ho detto finora, in generale si può dire che sono circostanze favorevoli: la qualità di agricoltore o operaio tecnico, l’età giovanile, l’intenzione di risiedere stabilmente in Argentina, l’assenza di familiari da mantenere in Italia, l’assenza di ideologie estremiste e poi le comuni qualità di successo nella vita: buona salute, amore al lavoro, forza di volontà, carattere pacifico, ecc.
Chi possiede in buona misura queste qualità s’imbarchi pure tranquillo, e porti con sè le sue speranze, perchè di speranze è fatta la vita, ma sia moderato in esse. L’Argentina ormai è entrata decisamente nel novero delle grandi nazioni moderne, nelle quali la vita finisce con l’avere dovunque caratteristiche analoghe. Ma la scarsa densità demografica in relazione alla potenzialità delle risorse del suo territorio, i suoi sani principi istituzionali, la formazione etnica e il costume della sua popolazione, fanno ancor oggi dell’Argentina il paese ideale per l’emigrante italiano.»


Dionisio Petriella, L’Argentina e l’emigrazione italiana. Con prefazione di Vittorio Emanuele Orlando. Buenos Aires: Asociación Dante Alighieri, 1950-1951 (?)


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